In questi 3 giorni trascorsi a Siem Reap ci sono stati due ragazzi che ci hanno portato di qua e di là tra un tempio e l'altro per visitare questi posti davvero incantevoli
Davvero toccate è stato l'incontro con Sakol, un ragazzo di 25 anni proveniente da una zona rurale fuori Siem Reap, che vive ospitato in un Wat dai monaci buddisti
Mentre era in sella alla sua moto, legata al carrettino dove eravamo comodamente seduti, ci ha raccontato un po' della sua storia
Proviene da una famiglia molto povera, che vive con poco in una zona dove c'è qualche pozzo per l'acqua
Ci ha spiegato i lati positivi del vivere in comunità come i suoi genitori, perché ha detto che lì tutti si aiutano e se c'è bisogno di costruire una casa, ma mancano soldi, intervengono gli amici e i vicini occupandosi delle mansioni di cui sono capaci
In città, dove vive ora, ognuno pensa solo a se stesso e non ci sono le occasioni per mangiare insieme e condividere quel poco che si ha con gli altri
Per riuscire a migliorare il suo stile di vita ha deciso di trasferirsi in città, altrimenti sapeva il futuro che lo aspettava: una vita immerso nell'acqua delle risaie con futuri dolori e reumatismi
Fortunatamente ha trovato ospitalità da questi monaci che lo hanno accolto e gli hanno dato un letto per dormire
Ci ha invitato a vedere il Wat e la sua stanza, che però per rispetto nei suoi confronti non abbiamo voluto fotografare
Sakol dorme in una piccola costruzione in legno con il tetto lamiera di circa 5 metri di lunghezza per altri 4 di larghezza insieme ad altri quattro ragazzi
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato il contrasto tra la stanza, pulita e in ordine, contro tutto ciò che la circondava, fango e spazzatura di vario tipo
Il suo letto era ordinatissimo e colorato con poche cose ma tenute davvero bene
Il migliore amico di Sakol era all'interno, un giovane monaco, che ci ha rivolto subito la parola e non ha abbassato lo sguardo a differenza di quasi tutti i monaci incontrati in questo viaggio
Allontanandoci da questo luogo, provando tanta amarezza per la situazione intorno a noi, Il giovane monaco ci ha riservato un dolce sorriso augurandoci buona fortuna
La visita non finisce qui, perché Sakol ha voluto fare qualcosa per ricambiare la generosità dei monaci che lo ospitano
Circa 300 metri dopo il Wat, attraversando delle vie interne decisamente fangose (ma indossando le scarpe per noi è stata una passeggiatina facile facile!) abbiamo raggiunto una piccola struttura di paglia dove al di sotto sono stati inseriti dei banchi in legno e una lavagna
Ed è qui che Sakol trascorre 4 ore al giorno dal lunedì al venerdì per insegnare gratuitamente l'inglese di base ad una classe di circa 20 ragazzini della zona che non possono permettersi di pagare per avere un'instruzione
In questo momento la scuola è chiusa perché nel periodo delle piogge la zona si allaga spesso e l'acqua raggiunge l'altezza delle panche dove sono seduti i ragazzi
Hanno ricevuto un aiuto anche dall'associazione Save The Children, che ha regalato a loro e ad altre scuole in zone più lontane sempre legate ai monaci, circa 250 zainetti da dare agli studenti
Nel ritornare verso il Wat abbiamo incontrato due ragazzine che frequentano la classe di Sakol, un po' intimidite ci hanno salutato e osservato attentamente
È facile pensare che tutto questo "giro turistico" sia stato pensato proprio per scatenare in noi pena e compassione e da questo donare qualcosa, ma ciò che mi ha colpito maggiormente è stato che il ragazzo non ci ha chiesto nulla
Ci ha riportato al nostro albergo dicendo solamente che se conosciamo qualcuno desideroso di voler provare un'esperienza di volontariato in Cambogia nell'insegnamento di metterlo in contatto con lui
Se qualcuno è interessato basta che mi scriva ...